mercoledì 26 luglio 2017

IL MORBILLO


Il morbillo è una patologia particolarmente contagiosa, causata dal virus del morbillo.
Famiglia: Paramyxoviridae.
Sottofamiglia: Paramyxovirinae.
Genere: Morbillovirus.
Colpisce principalmente nella prima infanzia, i bambini in particolar modo in un età compresa già a partire dagli 1 ai 3 anni di età.
Il serbatoio è rappresentato dall'essere umano, è quindi una patologia esclusivamente umana.
Una volta contratto, da un'immunizzazione che dura potenzialmente tutta la vita.
La patologia in Italia è sottoposta a notifica obbligatoria alle autorità sanitarie.

Caratteristiche generali.
Il morbillo è caratterizzato dalla comparsa di un esantema, simile a quello che si osserva nella scarlattina e nella rosolia, la sua durata varia tra i 10 e i 20 giorni. 
Nei primi stadi, la patologia presenta sintomatologie simili a quelle di un comune raffreddore (tosse secca, congiuntivite, naso che cola) a cui subentra febbre che tende a diventare sempre più alta. 
Tra gli altri segni abbiamo le famose macchie del koplik che compaiono nel retrobocca (segni prodromici) e dopo 3 o 4 giorni circa fa la sua comparsa il tipico esantema che tende a comparire prima dietro le orecchie, poi sul viso e infine su tutto il corpo. L'eruzione cutanea in genere tende a durare dai 4 ai 7 giorni per poi sparire gradualmente. A volte può restare una desquamazione della pelle per qualche giorno. 
Se da un lato il morbillo è una patologia che, con le dovute accortezze tende, in genere a decorrere senza troppe problematiche, bisogna sottolineare che siamo di fronte ad una malattia che non bisogna assolutamente sottovalutare, anzi al contrario; può presentare delle complicazioni che si rendono responsabili di conseguenze anche letali, tra l'altro in una percentuale non troppo ridotta di individui. Tra le complicazioni principali abbiamo ad esempio sovrainfezioni e superinfezioni batteriche, che si rendono responsabili di otite media, laringite, polmonitiencefaliti; che in molti casi tendono ad essere letali.
I neonati tendono ad essere particolarmente soggetti a queste complicazioni, così come i bambini malnutriti o individui che presentano problematiche a livello immunitario. Ciò non toglie ovviamente che le complicazioni possano colpire tranquillamente anche individui che prima della patologia non presentavano apparentemente complicazioni di alcun tipo. La diagnosi tende ad essere clinica, ovviamente anche le indagini di laboratorio possono confermare la presenza della patologia, tramite ricerca nel siero degli anticorpi diretti contro il virus. 
Il periodo di incubazione del virus è di circa 10 giorni. Tale periodo inizia nel momento in cui il virus entra nell'organismo e termina nel momento in cui si manifesta la febbre. L'individuo tende ad essere contagioso fino a 5 giorni dopo l'eruzione cutanea, ed è massima tre giorni prima, quando si ha la febbre. 

Trasmissione.
Il morbillo è una patologia particolarmente contagiosa, non è un caso che, come accennato sopra, rientri tra le patologie da notifica obbligatoria (classe II). 
Il contagio avviene tramite l'entrata in contatto con le secrezioni naso-faringee del malato o tramite le goccioline del Flugge, micro-gocce di saliva contenente l'agente eziologico, che vengono emesse attraverso il respirare, lo starnutire o il tossire.

Prevenzione: vaccinazione.
La vaccinazione ad oggi rappresenta una grande arma di prevenzione contro questa patologia. Il vaccino del morbillo appartiene alla classe dei vaccini contenente virus vivi attenuati. Esiste anche in forma trivalente, il famoso (Mpr: morbillo-parotite-rosolia) che permette di vaccinare anche contro il virus della rosolia e il virus della parotite.
Come tutti i vaccini contenenti virus vivi attenuati, il vaccino è sconsigliato a persone immunodepresse o sotto terapia immunosoppressiva, cosi come per le donne gravide o che desiderano esserlo nel mese successivo. Consigliato alle persone affette da HIV e che non hanno ancora sviluppato la sindrome nota come AIDS.

PESS (Panencefalite sclerosante subacuta).
Tra le altre complicazioni causate dal Morbillo vi è la Panencefalite sclerosante subacuta (PESS), ne parleremo in maniera più approfondita in un post successivo; anticipiamo qui che è una grave affezione ad esito generalmente letale, colpisce i bambini nella seconda infanzia o i giovani adolescenti e rappresenta una complicanza tardiva di un'infezione da morbillo, ciò è stato dimostrato da molti studi, che hanno rilevato:
  • Presenza di un elevato numero di anticorpi, presenti nel liquor e nel siero dei pazienti, neutralizzanti e inibenti l'emoagglutinazione nei confronti del virus del morbillo. 
  • Presenza di componenti antigeniche tipiche dei paramyxovirus e del morbillovirus nei neuroni e nelle cellule gliali.
  • Isolamento da biopsie cerebrali coltivate in vitro di una variante del morbillo che riproduce sperimentalmente nei roditori la patologia umana. 
In questo caso il virus presenta delle differenze a livello strutturale e genomico, tra i quali abbiamo mutazioni e riarrangiamenti del genoma virale, che determinano un'alterazione nei normali processi di replicazione del virus. Ad esempio mancanza, scarsa produzione o alterata struttura e quindi funzionalità, di alcune proteine strutturali tipiche del virus; la proteina M (proteina di matrice) l'emoagglutinina e la proteina coinvolta nel processo della fusione cellulare. Queste tre componenti proteiche sono molto importanti per il virus, per il suo ciclo vitale; sono necessarie per l'infezione e la maturazione dei virioni al termine del proprio ciclo litico. 
Grazie alla vaccinazione è possibile prevenire questa pericolosa complicanza. 

Questo in soldoni è ciò che il morbillo può provocare nelle persone che vengono interessate dalla sua azione patogena.
Vediamo brevemente alcune delle sue altre proprietà biologiche.

Struttura del virus.
Il virus del morbillo, presenta una morfologia tipica dei paramyxovirus. Il diametro delle particelle pleomorfiche risulta compreso tra i 120-250 nm (nanometri). Il nucleocapside possiede un genoma costituito da un'unica molecola di acido nucleico, non segmentato, un singolo filamento genomico di RNA a polarità negativa.
E' circondato dalla proteina nucleocapsidica N e risulta associato alla fosfoproteina enzimatica attiva P e alla grande proteina L, entrambe coinvolte nella trascrizione virale e nella replicazione. Il gene P, codifica anche per proteine non strutturali C e V (non presenti nell'immagine a lato), il doppio strato lipidico è in parte derivante dalla cellula ospite. Ritroviamo poi la proteina di matrice M e le componenti proteiche fondamentali per la fusione cellulare e l'attività emoagglutinante.

Moltiplicazione del virus.
La modalità attraverso la quale il virus del morbillo si moltiplica nell'organismo ospite è del tutto simile a quella degli altri membri della famiglia dei Paramyxoviridae.
L'associazione della particella virale alla superficie della cellula ospite è seguita dalla fusione tra l'involucro virale e la membrana cellulare, processo che permette la penetrazione della struttura nucleocapsidica all'interno del citoplasma. L'RNA a polarità negativa viene in seguito trascritto grazie all'azione delle proteine, enzimaticamente attive associate al nucelocapside, note come proteine P e L. L'ordine dei geni in termini dei loro prodotti è  N, P, M, F, H e L.  Dopo la replicazione dell'RNA genomico e la sintesi delle proteine strutturali all'interno del citoplasma della cellula ospite, la maturazione del virus termina con la sua fuoriuscita dalla cellula ospite. Durante il processo di replicazione si possono verificare delle mutazioni, le quali diventano responsabili della mancata fuoriuscita del virus dalla cellula ospite. Ciò può causare delle infezioni inapparenti. 
Inoltre il virus del morbillo può persistere silenziosamente per anni (con replicazione lenta e costante), rendendosi responsabile nel futuro di problematiche come la panencefalite sclerosante subacuta (PESS) e  fenomeni di epatite cronica autoimmune.

Patogenesi. 
Il virus del morbillo provoca un'infezione sistemica, in particolar modo a carico del sistema linfatico, respiratorio e a livello del sistema nervoso centrale. Le infezioni inapparenti sono molto rare. Come accennato sopra, la modalità di contagio possono essere dirette o indirette, tramite entrata in contatto con le secrezioni naso-faringee dell'ospite o le goccioline del Pflugge. Il virus quindi può penetrare nell'ospite suscettibile attraverso l'orofaringe e probabilmente la congiuntiva. La sua moltiplicazione a carico del tratto respiratorio e dei lifonodi regionali è seguita da una viremia primaria con diffusione del virus al resto del sistema reticolo endoteliale, dove avverrà un'ampia replicazione del patogeno.
Una seconda viremia si verifica tra i 5-7 giorni dopo, durante questo periodo il virus si diffonderà a livello della mucosa dei tratti respiratori, gastrointestinali, urinari, pelle e sistema nervoso centrale. 
In questi organi il virus si replica nelle cellule epiteliali, nelle cellule endoteliali, nei monociti e nei macrofagi. Con lo sviluppo di anticorpi sierici, il virus libero viene rapidamente eliminato dal sangue e dai fluidi corporei, ma persiste per diversi periodi nei tessuti linfoidi, polmonari, vescicali e nei leucociti polimorfonucleati. La replicazione del virus negli organi interessati alla sua azione determina inevitabilmente una risposta infiammatoria.
Le cellule infettate dal virus contengono antigeni virali, mostrano inclusioni nel citoplasma e nei nuclei. Le cellule infette possono fondere per formare cellule giganti.
Il tipico esantema che si osserva durante il morbillo è dovuto all'interazione tra le cellule endoteliali infettate dal virus e i linfociti T. L'inizio simultaneo del rush cutaneo e la comparsa degli anticorpi in circolo suggerisce un'azione immunitaria citotossica a carico delle cellule infettate dal virus.
Altra caratteristica è che nei casi di alterata funzionalità dei linfociti T, non si osserva alcuna eruzione cutanea e la progressione dell'infezione può portare a polmoniti con esito fatale. Gli encefalogrammi anormali sono comuni durante il morbillo, suggerendo frequenti invasioni virali del cervello.

Fonti:
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